lunedì 30 novembre 2009
Ir Tocco
Ora 'sta 'osa vì poteva volé dì du 'ose principarmente: o era l'ora d'andà a mangià e smettila di ragionà der Pisa sennò la moglie ti cardàva, o s'era fatta bene bene l'ora d'andà a letto e smettila di ragionà der Pisa, sennò domattina cor càiser che t'arzavi dar letto!!!
'nsomma, ar tocco, 'vando ir campanile della chiesa toccava una vorta sola, signifi'ava appunto 'vello che ho scritto sù. diciamo che di solito verso 'vell'ora lì a casa mia s'andava a desinà, oppure s'era benebene già a letto... io poi ero anche piccino, sicché alle nove mi mà' mi spediva e un c'era verso di vedé un firme che uno fino alla fine... 'ome cambiano i tempi, 'iobono, ora invece se penzo che ar tocco hò già guasi finito ir caffè dopo pranzo, perchè si mangià all'ora delle galline per un trovà la fila, e invece la notte ar tocco bene che vada mi sonon coricato da dieci menuti!!!!
(pucc)
venerdì 27 novembre 2009
La Minèstra
Allora bisogna chiarì subito che la minestra, e un'è mia vella roba liquida che ti danno da mangià vando c'hai la temperatura, èh no!!! Quello è ir brodo! la minestra è ir primo, ma va'nnielo a spiegà! te ora ti di'ono "vieni a mangià che ti diaccia la minestra", allora t'aspetti di trovatti la brodaglia di gallina colle carote e i fagioli che ci galleggiano sopra e mogio mogio t'avvìì verso la cucina, invece vando arrivi ci trovi bene bene ir primo, e magari sono anco du fistioni ar ragù cor parmigiano, vedrai se un ci rimani stranito, mentre ti s'allarga ir sorriso a trentavattro denti!
(pucc)
domenica 22 novembre 2009
Diacére
"Via, gnamo, si va un po'po' a diacé". Quante vorte l'ho sentita dì alla mi' nonna vesta frase... In partiolar modo dopo desinato e dopo avé rigovernato, vando anco lei abbisognava un gocciolino di riposassi. Bisogna dì che però ir fatto d'andà a diacé era più probabirmente rivorto a me che a lei, così per un po'po' di tempo 'un la facevo tribolà, visto 'e da piccino ero un tremoto di figliolo. L'andà a diacé, comunque, gliè quell'azzione 'e si fa vando si va a dormì, anco la sera si va a diacé, di solito vando siamo stracchi.
Comunque, a me, da piccino, 'un mi garbava punto andà a diacé dopo desinato, séééi, io volevo andà a ruzzà co' mi' amici ner pratino o alla stradina ghiaiottolosa dove mi ci sbucciavo 'e ginocchi ogni trepperdue, dove m'intrugolavo tutti i vestiti e sudavo 'ome un dannato...
'A provà che la mi nonna voleva 'e 'ndassi a diacé...
(Petro)
sabato 21 novembre 2009
Rigovernàre
"Via su, fammi andà a rigovernà du' piatti" E' forse vesto ir rituale più anti’o compiuto dalle nostre nonne che, dopo avecci preparato un fottio di roba da mangià, si mettevano a ripulì scodelle, piatti e posate inzuppando e sdrusciando ir tutto ner mescolone di stiuma e unto del lavabo. Te bimbetto guardavi dar basso verso l'arto divertito da tutto quer trambusto di mano e cocci che si movevano qua e la e casomai ti potevi anco rende utile quando la nonna ti chiamava per ditti 'oh Nini, mi tiri su le maniche che se no mi mezzo il pullovè', 'mi allacci ir grembiale che mi s'è sciorto'!! Ma senza dubbio ir meglio era alla fine quando si toglieva ir tappo del lavabo, si quello nero con la ‘atenina a pallini, e tutto ir troiaio andava via ( 'hissà dove ) e a te toccava il lurido ‘ompito di ripulì quella retina che stava sotto ir tappo da tutti i chiccoli di pasta pane e ciccia. E infine, 'vando tutto era bello lindo e pulito, e te eri bell’e pronto per tornà a scorrazzà fori ne’ prati, proprio mentre stavi per uscì dall’uscio…ecco che ‘SGROOOOOOOO’, il lavabo anche lui contento della bella mangiata, ti ringraziava con un ber rutto! Arto che lavastovigli!
ReDs (Nini)
venerdì 20 novembre 2009
Desinàre
Comunque, per chì 'un l'avesse mai sentito dì, ir "desinare" è ir mangià, l'andà a pranzo! Vante vorte me lo gridavano da di giù ar pianterreno, mentre ero in camera a gio'à co' Pauèr Rènge', "LUCAAAAAA, VIENI A DESINà SENNò TI DIACCIA LA MINESTRAAAAAAA"
E poi ir ganzo è che t'importava 'na bella storia a te d'andà a pranzo, capace c'avevi da finì di gio'à e allora giù urli, perchè si sà che ai bè' tempi finché 'n sera tutti vanti a tavola 'un si mangiava e 'un c'era versi!!! Poi ogni vorta, cascasse 'r mondo arrivavi e c'era sempre varcheduno che c'aveva da dì: "guardà lì, li chiami a mangià e pare tu 'ni faccia dispetto!!!!"
(pucc)
Come s'incomincia un blogghe?
Tutto è nato dalla fantasia di 3 studenti pisani, che passando la gioranta a spaccarsi il cranio davanti a tomi giganteschi di robacce come integrali, impianti, formule chimiche, funzioni parziali e linguaggi di programmazione hanno qualche momento di relax solamente quando si recano in via dei Martiri, a pranzare con le sempre ottime pietanze che mamma DSU amorevolmente prepara ogni giorno.
Quindi tra un discorso di politica, un commento sull'halibut che servono come secondo, due sane prese per il culo e tante (ma tante) chiacchere di pallone ci siamo resi conto, grazie anche a questo video, che c'erano un sacco di parole che si sentivano da bimbetti e che tra una storia e l'altra non si dicevano più...
Sicché abbiamo iniziato a far parlare i ricordi, per vedere quante ne venivano fuori, e dal momento che erano davvero tante abbiamo iniziato a scriverle per non dimenticarle. Alla fine era sempre più bello ogni volta che ne saltava fuori una nuova, perché magari l'avevi lasciata a prendere polvere in qualche recondito angolo del cervello, e dopo averla sentita ti riportava alla mente momenti rimossi col crescere...
Per questo abbiamo deciso di creare il "blogghe", per ricordare e condividere la lingua che era dei nostri nonni, e perchè tutto sommato alla fine un po di tempo in più dopo la mensa da dedicare a qualcosa che non sia lo studio, è sempre una buona idea!
(pucc)